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cota roberto

In questi giorni ricorrerebbe il compleanno di Angelo Burzi e gli amici, giustamente, lo ricordano. Era competente, onesto, serio. Non è stato di certo un uomo banale. La vicenda di Angelo però impone una riflessione su un tema: quello dei rapporti tra giustizia e politica. Si riuscirà ad affrontarlo? O, quantomeno, a cominciare ad affrontarlo? I politici, anche quelli che più o meno furbescamente o fortunosamente hanno scampato le traversie giudiziarie che possono colpire tutti, si dedicheranno all’argomento? Il ministro Nordio è una persona di qualità e qualche segnale positivo è arrivato (anche grazie all’azione del viceministro Sisto). Fare polemica rispetto alle decisioni di questo o quel giudice o pubblico ministero, però, a mio avviso, non porta a nulla. I magistrati utilizzano come strumenti le leggi che fanno i politici ed è la politica che deve intervenire in modo trasparente, delimitando i confini, facendo norme chiare che impediscano che le leggi possono essere interpretate in modo sbagliato e differente rispetto a situazioni sovrapponibili; con ciò favorendo questo o quello ed andando contro il principio secondo cui la legge dovrebbe essere uguale per tutti. Altra questione è quella del potere dei pm di impugnare le sentenze di assoluzione: se uno è assolto da un tribunale, è impossibile che possa poi essere considerato colpevole oltre ogni ragionevole dubbio. La riforma Nordio interviene sul punto, ma solo per alcuni reati. Ulteriore aspetto, il potere di entrare nelle vite delle persone attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche: oggi è troppo esteso. Inoltre, occorrono dei correttivi alla disciplina della custodia cautelare, per evitare che venga utilizzata come strumento di pressione, etc, etc. Con Angelo Burzi parlavamo di questi argomenti.

Buona domenica e buona settimana

Roberto Cota

 


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