Non c’è pace per Sinner. La Wada -Agenzia Mondiale Antidoping- ha deciso di presentare appello avverso la decisione dell’ Itia, il tribunale indipendente che lo aveva assolto dall’accusa di doping. Si chiede una squalifica da uno a due anni. Sinner era risultato positivo al Clostebol, uno steroide anabolizzante che si è scoperto essere contenuto in una crema utilizzata per curare leferite. Si trattava di una quantità infinitesimale e Sinner aveva convinto i giudici di essere totalmente all’oscuro del suo utilizzo. La pomata era stata usata dal suo fisioterapista per curare una ferita ad una mano ed i residui avevano contaminato il corpo di Sinner attraverso i massaggi eseguiti a mani nude. Oltre all’evidente buona fede, che andrebbe smontata con prove contrarie, c’è il fatto oggettivo che la modestissima quantità di sostanza non poteva in alcun modo influire sulle prestazioni. La decisione di fare appello è dunque incomprensibile da un punto di vista giuridico ed alimenta ulteriori dubbi sull’ Agenzia Mondiale Antidoping che si era già resa protagonista del caso Schwazer. Il marciatore era stato perseguito dalla Wada che aveva ottenuto una squalifica ad otto anni. Il campione poi, è stato completamente prosciolto in sede penale per gli stessi fatti.
Il doping è una cosa seria, ma i controlli antidoping e la giustizia sportiva non possono essere usati strumentalmente come arma per perseguitare degli atleti e per condizionare e/o rovinare le loro carriere, senza motivo. Con implicazioni rilevanti di varia natura, prima di tutto psicologica ed anche economica. Purtroppo, altri sportivi meno noti sono stati ingiustamente squalificati e si pone un problema di disparità di trattamento, ma allora vanno riviste tutte le posizioni. Tra i vari filoni di polemica sulla giustizia se ne apre uno nuovo: quello che chiama in causa una persecuzione giudiziaria sportiva. Speriamo Sinner riesca a sconfiggerla.
Buona domenica buona settimana.
Roberto Cota