Ci risiamo. Il fronte giustizia è ancora caldo in materia di immigrazione. Mentre si sta celebrando il processo a Matteo Salvini a Palermo, arriva la decisione del Tribunale Roma che non ha convalidato il trattenimento di 12 migranti presso il centro costruito in Albania. Faccio l’avvocato e sono sempre garantista, anche in materia di immigrazione, però il garantismo non deve essere strumentalizzato per fare battaglie politico/ideologiche. La decisione è stata assunta in quanto gli immigrati provenivano da due paesi, Bangladesh ed Egitto, che il Tribunale di Roma ha asserito non essere sicuri. Il Tribunale di Roma, competente a decidere per i trattenimenti nel centro albanese, giustifica la decisione citando una sentenza del 4 ottobre 2024 della Corte di Giustizia Europea, sostenendo che la scelta fosse “obbligata”. Con tutto il rispetto, non è così, in quanto la sentenza europea valuta la situazione di un altro paese e fissa dei principi molto generali che possono essere interpretati anche in modo diverso. I giudici hanno compiuto dunque una scelta discrezionale, entrando in una materia strettamente di competenza del governo, cioè quella politica di valutare l’affidabilità di un paese con il quale stringere accordi per il rimpatrio dei migranti. Non ritengo però che il fatto grave sia che un giudice abbia preso una decisione che non piace al governo. Questo, infatti, ci può stare e il governo può impugnare o intervenire con una norma chiara. La cosa inaccettabile è che il giudice che ha preso questa decisione aveva già manifestato pubblicamente la propria opinione in punto immigrazione criticando apertamente la linea del governo. Inoltre, il suddetto giudice è anche la presidente di Magistratura Democratica, un’importante corrente della magistratura collocata culturalmente ed ideologicamente a sinistra. Difficile sostenere che non siamo di fronte ad una decisone ideologica e precostituita.
Buona domenica e buona settimana.
Roberto Cota