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ORNAVASSO- 10-11-2024-- La “montagna dei Twergi”, i nani benevoli dei boschi, domina Ornavasso, paese walser caratterizzato dalla sua posizione meridionale rispetto all’arco alpino e dalla bassa quota. La sua montagna però sale fin sopra i duemila metri ed è ricca di sentieri che consentono percorsi per tutti i gusti. Quello di oggi ce l’ha proposto un grande conoscitore del territorio, progettando l’escursione in modo da abbinare al cammino un buon pranzo fra amici.

GITA N. 168 O 24 – ORNAVASSO GRAVELLONA ORNAVASSO

OTTOBRE 2024

Dislivello: 630 m. Tempo totale: 4 h. Sviluppo: 11,5 km.

La giornata è di quelle rare. Ci troviamo alla stazione di Ornavasso, 210, per un veloce caffè prima di incamminarci. L’escursione di oggi è abbastanza lunga ed abbiamo un appuntamento importante con la buona cucina dell’ex Albergo Italia, ora ristorante. Quindi il tempo stringe, ma aspettiamo quattro anziani stranamente in ritardo per il traffico e i restringimenti sulla vergognosa statale 33, oltreché per un orario di partenza da Domodossola troppo ottimista.

L’abbondanza di badanti, ben cinque, riporta il buonumore nel gruppo dopo la tristezza della settimana scorsa. Ci sono anche due medici ad occuparsi di sei anziani. Attraversiamo il paese tenendoci sulla destra orografica del Rio San Carlo e, in corrispondenza di quello che la nostra guida chiama “il terzo ponte”, a quota 240, prendiamo il sentiero diretto a sud ovest che attraversa quasi subito un bellissimo bosco di faggi secolari.

Così in basso i miei adorati faggi? E’ vero che stiamo risalendo un versante nord est, ma siamo a quota trecento e, pensandoci bene, non ne ricordo molti a queste quote. La guida ci racconta che, nei secoli scorsi, le foglie erano una componente importante dell’economia montanara e contadina. E allora perché camminare tanto per trovare le bellissime foglie di faggio sopra i settecento metri?

Meglio produrle dietro casa, piantando faggi a quote più basse. Con una felice intuizione Paolo Crosa Lenz chiama questi boschi “fabbriche di foglie”. E così fu. Puntiamo all’Alpe Farranboda (Faramboda per la cartina), 663. Ci arriviamo, passando dall’Alpe Micerp, 480, in poco più di un’ora e un quarto, con alcune incertezze iniziali dovute alla segnaletica un po’ carente. Dopo una breve pausa per ritrovare assetto e memoria riprendiamo a salire sul sentiero T02, adesso imperdibile, che fa parte del Giro dei Luoghi Sacri.

Un guado richiede attenzione ed anche un tentativo di “bagno” da parte di una signora. Quanta pioggia questo mese! Adesso invece speriamo già che l’alta pressione non duri fino a Natale.  Arriviamo all’Alpe Hobol, 815, punto più alto dell’escursione, in poco meno di mezz’ora. E’cambiata l’esposizione ed il bosco è meno bello.

Il sentiero ripido in discesa è insidioso per le molte foglie. Prudenza! I panorami sui laghi e sulla piana del Toce meritano veramente le quattro ore di cammino. Passiamo dall’Alpe Grandi, 507, e qui proseguiamo sul sentiero T02b. Nonostante la fame il passo resta tranquillo e le pause panoramiche si susseguono. Arriviamo all’Alpe Poiana, 400, e, lungo una pista, raggiungiamo le case alte di Gravellona (un’ora e un quarto).

Adesso imponiamo un passo veloce per recuperare il ritardo. E’ facile farlo in piano e so che la vendetta su sentieri ripidi non tarderà. Prima su asfalto, poi pista sterrata ed un breve tratto di sentiero sotto montagna raggiungiamo Ornavasso in località Pra del Fico, in prossimità del cimitero, e di qui il nostro ristorante (un’ora). Le calorie bruciate oggi vengono rapidamente ripristinate.

Gianpaolo Fabbri

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