ALPE VEGLIA- 29-12-2024-- Andiamo all'estate 2013, per un'escursione classica, che ci potevamo permettere solo nel periodo di massimo allenamento e riservandola ai più “in forma”, per evitare problemi con il Soccorso Alpino e con le famiglie degli amici in probabile difficoltà. Adesso, almeno io, a escursioni così non penso neanche più. La vetta dell'Helsenhorn si trova in territorio svizzero, ma la sentiamo anche nostra, a dominare le splendide conche di Veglia e Devero.
GITA N. 41
HELSENHORN
28-29 AGOSTO 2013
Dislivello totale: 400 + 1550 m. Tempi totali: 1° giorno 1 h 15', 2° giorno 9 h 35'.
Due giornate di tempo buono, indispensabili per conquistare l'Helsenhorn, ci consentono di programmare quella che è per noi l'escursione più importante del 2013. In ordine sparso tre verbanesi e quattro ossolani raggiungono da Ponte Campo, 1300, il rifugio del CAI Arona all'Alpe Veglia, 1750, nel pomeriggio di mercoledì (un'ora e un quarto, nonostante zaini himalaiani). L'avanguardia contatta un amico ed un'amica che si trovano già a Veglia e che, domani, ci faranno dono di forza, esperienza e grande conoscenza del territorio. Ottimo trattamento al rifugio, con professionalità trentina, cui l'Ossola si sta lentamente avvicinando, e a nanna presto.
Si cerca di riposare, a parte una richiesta “urlata” di silenzio a due chiacchieroni nella camera vicina, che non conoscono la differenza fra casa loro ed un rifugio alpino. E' quasi buio alle sei di giovedì quando, in nove, ci avviamo in direzione nord-est lungo il bel sentiero che in un'ora ci porta al Lago Bianco, 2157. Si prosegue fino a Pian d'Erbioi, 2265, e qui si punta a sinistra (nord-nord-ovest), sempre su sentiero segnato, in direzione del Passo di Boccareccio, 2764.
Questo tratto è molto ripido, paragonabile a pochi altri della zona quali il Passo del Gatto al Monte Tagliaferro, e siamo al Passo in poco meno di due ore. Ricordiamo che stiamo parlando di escursioni. Qualche nuvola incornicia le cime e, per ora, rende solo più spettacolare il panorama indescrivibile. Siamo sulla linea di confine, nella parte superiore dell'Helsegletscher. Viriamo a destra, in direzione est, entrando in territorio svizzero.
La morbida salita ci ridà un po' di fiato. Prima rocce, con l'aiuto di qualche ometto, poi neve dura, ma non servono i ramponi. Quasi a fine ghiacciaio alleggeriamo gli zaini, visto che ripasseremo di qui al ritorno. Verso sinistra, in direzione nord, affrontiamo il tratto finale: una pietraia molto ripida, dove niente sta fermo e si avanza a fatica, stando attenti a non far cadere sassi su chi segue. I meno forti, fra cui il sottoscritto, danno fondo alle ultime energie e si crea una certa selezione.
Raggiungiamo il filo di cresta finale e, finalmente, il terreno sotto i nostri piedi torna ad essere solido. Puntiamo a sinistra ed in pochi minuti siamo in vetta, 3272. Poco più di due ore dal Passo di Boccareccio. I forti sono già seduti a riposare, ma ce l'abbiamo fatta tutti. Si dovrebbero vedere Binn a nord e Devero a est, oltre ad una splendida corona di cime dell'Oberland Bernese, ma una barriera di nuvoloni neri quasi ci soffoca e ce lo impedisce. Dovremo tornare qui per goderci il panorama.
A sud splende ancora il sole. Ridiscendiamo lungo lo stesso percorso e mangiamo qualcosa sui prati che circondano il Lago Bianco. Siamo al rifugio in tre ore e mezza dalla vetta, soste escluse. Ci aspettano gli amici, guidati dal nostro presidente, salito a Veglia per congratularsi personalmente con i suoi atleti di punta. Poco più di un'ora di discesa tranquilla e siamo alle auto. Il dislivello in discesa di quasi duemila metri ci lascia prevedere gambe un po' “cotte” nei prossimi giorni.
Gianpaolo Fabbri