CICOGNA- 12-01-2025-- Torniamo nel Parco Nazionale della Val Grande per la prima gita autunnale del 2013. La Cima Sasso è una meta classica e frequentata. A differenza di molte altre escursioni in questa zona, si cammina anche “in alto”, su una lunga dorsale con panorami stupendi. Non c'è la pur affascinante oppressione dei profondi anfratti di queste valli, dove ci s'immerge quasi in apnea. Il ritorno passando da Pogallo rende il percorso lungo e faticoso.
GITA N. 43
CIMA SASSO
SETTEMBRE 2013
Dislivello totale: 1400 m. Tempo totale: 7 h
In otto da Verbania ed in quattro dall'Ossola, con Asia, Book e le loro quattro ruote motrici canine, viaggiamo nella notte per essere al caffè delle 6.30 a Rovegro, prima dei sette chilometri di strada tortuosa e strettissima che conducono a Cicogna, 732, dove albeggia. Percorrendo questo tratto, penso con ammirazione e senza invidia a chi abita qui e deve farselo due o anche quattro volte al giorno. Dal paese imbocchiamo una bella mulattiera in direzione nord – nord ovest, direzione che manterremo fino in vetta.
Passiamo dall'Alpe Roccolo, 930, e, dopo un’ora abbondante, ecco i ruderi dell'Alpe Prà, 1223, con il masso coppellato (a sinistra della mulattiera) e la Casa dell'Alpino, rifugio della sezione ANA di Intra e posto ideale per la colazione. Nel bosco di faggi si addentra poi il sentiero che ci porta all'Alpe Leciuri, 1310. Qui il presidente c'impartisce la consueta benedizione insieme a sagge raccomandazioni ed imbocca la scorciatoia che lo porterà direttamente a Pogallo, dove ci aspetterà, risparmiando astutamente qualche ora di cammino.
Sempre nella stessa direzione, usciti dal bosco, percorriamo la lunga dorsale seguendo il sentiero, un po' sulla destra della cresta ed un po' sulla sinistra, alternando tratti ripidi a falsopiani. Alla nostra sinistra (ovest) c'è la Val Grande, percorsa dal rio omonimo. Alla nostra destra (est) c'è la Val Pogallo, percorsa anch’essa dal rio omonimo. I due rii, all’altezza di Ponte Casletto, si congiungeranno a formare il Torrente San Bernardino.
Dopo meno di un’ora dall’Alpe Prà siamo alla Colma di Belmello, 1589. Il sole comincia a spuntarla, le nuvole restano più in basso, i paesaggi sono superbi. Prima del faticoso strappo finale che conduce in vetta, l'altro saggio, che è anche il decano del gruppo nonché presidente onorario, si ferma ad aspettarci. Alla sua età sarebbe un sogno per tutti arrivare fin qui. Dopo un’ora e un quarto dalla Colma siamo in vetta alla Cima Sasso, 1916. Foto di rito e torniamo dove ci aspetta il presidente onorario. Scendiamo decisi alla nostra sinistra (est) e, su terreno sporco, senza sentiero, immersi fra arbusti e rododendri, raggiungiamo quel che resta dell'Alpe Cavrua, 1415.
Su questo terreno improvvisiamo una gara di tuffi, come non si vedeva dai tempi di Cagnotto e Di Biasi: manca soltanto l'acqua. All'alpe ritroviamo il sentiero e, seguendolo con attenzione, pur distratti da qualche splendido porcino, raggiungiamo, in due ore e mezza dalla vetta, Pogallo, 830, ricco di baite e di storia, anche tragica. Nella baita di due amici, che ci hanno preparato un sontuoso risotto, ritroviamo il presidente.
La sosta è lunga e i soliti si godono un meritato riposo, mentre altri, anch'essi “soliti”, aiutano a rassettare la baita. Il rientro a Cicogna, con vari su e giù che incrementano il dislivello già rispettabile, dura quasi un’ora e mezza, con la giusta fatica dovuta anche alle abbondanti libagioni.
Gianpaolo Fabbri