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paolo sitzia

 

BORGOSESIA 13-3-2025 Il 6 marzo ci ha lasciati Paolo Sitzia: era architetto ed insegnò a lungo matematica alle Scuole Medie di Borgosesia e a
Crevacuore, passando poi alle Superiori, ma la sua vera passione - condivisa con il fratello Giuseppe - cui dedicò
un’intera vita, era la ricerca d’archivio, che si traduceva in pubblicazioni documentate che rappresentano capisaldi per
gli studiosi e gli appassionati di storia e di arte, punto di riferimento per le Amministrazioni, per le Comunità, per gli
alunni delle scuole.
Paolo mancherà come marito alla vulcanica Anna, come padre a Ilaria, Valentina, Lucia e Benedetta, come nonno
affettuoso a Teresa, Jacopo e Vittoria, e come fratello a Fiorenzo, così come mancherà a tutti coloro che hanno avuto
l’onore di conoscerlo, collaborare con lui, godere della sua stima ed amicizia.
Era una persona generosa, uno studioso che condivideva i risultati delle sue ricerche, sapeva e voleva lavorare in
squadra, cosa assai rara nel piccolo mondo della cultura valsesiana dove talvolta si respingono a priori collaborazioni al
di fuori del “cerchio magico”, trincerandosi dietro a dinieghi meschini.
«Paolo nel 2009 fu uno dei fondatori di Punto Arte Onlus e insieme al fratello Giuseppe ha portato avanti numerose
pubblicazioni sulle particolarità e peculiarità del territorio – ha ricordato Paolo Cavagliano, attuale presidente
dell’Associazione - con spirito critico e attento è stato in grado di raccontare e tramandare la storia artistica delle
bellezze locali. Certo il suo lavoro di ricerca e documentazione sarà portato avanti, lo ricorderemo in occasione del
ritorno della tavola restaurata di Gandolfino da Roreto che aveva contribuito a valorizzare, segnalando in una tesina
dattiloscritta sul patrimonio artistico del paese del 1954 di Franco Fizzotti l’attribuzione a Gandolfino, non facendosi
traviare dall’iscrizione apocrifa che la citava come opera di Gaudenzio Ferrari, come ricordato presentando il
volumetto curato da Anna Maria Marchetti Grasso, lavoro preliminare che testimoniava l’impegno preso”.
Parole affettuose e colme di rimpianto sono state quelle di Paola Ferracin dei Cantores Mundi che hanno accompagnato
la messa funebre: “La scomparsa di Paolo lascia in tutti noi Cantores Mundi un vuoto incolmabile. E’ stato un grande e
sincero amico, un punto di riferimento insostituibile. Insieme ad Anna e al caro Pinuccio per molti anni ha condiviso
l’esperienza corale con convinzione profonda. Per i “suoi” Cantores Mundi Paolo è stato protagonista attento e
coerente. Ha saputo donarci a piene mani la capacità di guardare al futuro, di progettare senza tradire mai i valori
fondanti della coralità: l’amicizia, la condivisione, l’amore per la Musica. Ci ha insegnato ad ascoltare. E anche
quando ha deciso di non partecipare più attivamente alle attività corali, ci ha sostenuto sempre, con entusiasmo,
intelligenza e con la sua innata gentilezza. Se n’è andato con la grazia che l’ha contraddistinto per tutta la Sua vita. Ed
è questa Sua vita, dedicata all’arte, al bene e alla bellezza, che oggi desideriamo celebrare, pur nello sgomento e nella
tristezza che ci attanagliano. Ci uniamo al cordoglio della comunità di Grignasco, paese che Lui profondamente
amava. Ci stringiamo ad Anna, Ilaria, Valentina, Lucia e Benedetta. E Ti diciamo “grazie” Paolo per tutto ciò che hai
fatto e che ancora farai: perché alle persone di buona volontà accade di non riuscire a vedere i frutti della propria
semina. Ma li raccoglieremo noi a tempo debito, e penseremo a Te con infinita riconoscenza”.
Come Presidente Paolo Sitzia, aveva presentato la grande serata del 7 maggio 2022 presso la Chiesa dell’Annunciazione
di Agnona, con il Coro da camera Cantores Mundi, l’Ensemble vocale e strumentale Triacamusicale, e l’Ensemble
Luciminia, diretti da Mara Colombo: “Per il tempo di Pasqua. In Monte Oliveti”, che apriva la XIII edizione di
“Gaudete!”, Festival Internazionale di Musica Antica, ricordando che era dedicata a Francesco Ilorini Mo, scomparso il
23 giugno 2002, che nel 1963 volle e costituì i Cantores Mundi sotto la guida del Maestro Mino Bordignon.
Andrea Veronese cantante, attore, cabarettista, ha sottolineato la grande cultura e riservatezza di Paolo Sitzia: “Al
termine di ogni spettacolo non mancava mai di venire a stringere la mano: era davvero unico, sempre modesto, dotato
di una cultura autentica, che sentiva non come un privilegio da difendere, ma come qualcosa da condividere: era di
una gentilezza quasi disarmante”.
Paolo è stato ricordato dalle figlie con una poesia ritrovata, della quale alcuni versi sono stati riportati anche
nell’epigrafe: “Libero / al soffio / imprevedibile / dell’aria / tornerà a guardare / dall’alto della sua / felicità / un mare
infinito” e con una lettera aperta in cui assicuravano vicinanza alla Mamma, ringraziandolo per quello che ha trasmesso
con l’esempio e con le parole: “Ci hai insegnato ad essere appassionate, senza pensare al successo, a vedere solo il
bello, a crescere e a pensare con la nostra testa, elaborando un pensiero critico, ma senza mai prenderci troppo sul
serio, ad essere gentili e premurose nei confronti del prossimo” ricordando la generosità del padre che non ha voluto
pesare neppure negli ultimi difficili giorni: “Quando hai capito che tutto era a posto, che eravamo tutte unite, hai
scelto di addormentarti…ora vai dove devi andare, ma resta sempre con noi”.
Caro Paolo, la notizia della tua morte mi ha lasciata sgomenta: sapevi valorizzare la bellezza, oltre che studiarla.
Conobbi Te e Pinuccio attraverso il Centro Studi di Grignaco, solidamente costituito e retto dall’indimenticabile Dottor
Pier Lorenzo Arpino, che sapeva attrarre gli spiriti migliori, renderli partecipi, valorizzarli. Tu e Pinuccio eravate le sue
“colonne”, perchè possedevate, accanto alla preparazione artistica e storica, l’acume critico dei veri studiosi e non dei
semplici raccoglitori di notizie, e una dote impagabile: la spontanea empatìa che sapevate suscitare negli interlocutori. Il

compianto Professor Giovanni Romano, cui vi legò una lunga e proficua collaborazione, trovava in voi dei sicuri
riferimenti scientifici sul territorio.
Quando Tu e Pinuccio studiavate Ordini e Bandi Campestri della Comunità di Grignasco (1570-1608-1842), pubblicato
nel 1992, mi chiedeste in prestito la mia tesi di laurea dedicata all’emergere del “volgare” nel latino degli Statuti della
Valsesia. Era un lavoro coordinato dal compianto Professor Giuliano Gasca Queirazza SJ, esteso a tutto il territorio
piemontese: il vostro interesse mi riempì d’orgoglio, incoraggiandomi ad approfondire gli studi sulle lingue locali.
Vi caratterizzava l’attenzione alle Persone, più che ai Personaggi. Nell’epistolario alpino di Costantino Perazzi, edito
nel 1996, in occasione del centenario della morte del senatore, evidenziaste tratti umani meno noti: un Perazzi intimo
nelle sue radici grignaschesi.
In quello stesso anno Grignasco ospitò la Giornata FAI di Primavera, aprendo al pubblico, grazie al vostro prezioso
apporto: Santa Maria delle Grazie “La Gèsa Vègia”, con i due cicli affrescati, quello quattrocentesco attribuito alla
bottega di Tommaso Cagnola e quello cinquecentesco, del pittore novarese Angelo Canta, la Parrocchiale dell’Assunta
e San Graziano.
Monsignor Giuseppe Cacciami nella presentazione del fondamentale volume dedicato al pittore Pier Francesco Gianoli,
pubblicato nel 2001, scrisse: “Dei fratelli Sitzia i grignaschesi conoscono da sempre l’amore per le vicende della nostra
terra. A loro dobbiamo la riscoperta dei nodi più importanti e delle pagine fino a ieri sconosciute della storia civile e
religiosa grignaschese” ricordando “La pignola e quasi inesorabile attenzione a non lasciar svanire nessun dettaglio
nella documentazione obiettiva delle fonti storiche”. Quel libro, firmato con Paolo Venturoli, reca una Appendice
documentaria relativa alla recente attribuzione a Pietro Francesco Gianoli della pala dell’altare maggiore dell’oratorio di
San Rocco.
Recuperaste la memoria dei Grignaschesi emigrati a Roma, che furono grandi benefattori: agganciaste amicizie e
relazioni con i discendenti, creando i presupposti per quel memorabile pellegrinaggio del 2008, ospiti del Cardinal
Lajolo che fu nominato protettore della chiesa di Santa Maria dell’Orto, sede dell’Università dei Pizzicaroli.
Lo studio dell’Oratorio di San Graziano rivelò scoperte importanti, dagli affreschi quattrocenteschi di Bartulonus,
scoperti nel 1982 nell’intercapedine , fino ad allora inesplorata , tra la piccola abside della cappella primitiva e la parte
piana eretta ed affrescata nella seconda metà del Cinquecento, che aveva permesso al Professor Giovanni Romano, già
Sovrintendente per i Beni Culturali del Piemonte, che aveva diretto i restauri, di attribuire a Bartulonus molti altri
affreschi quattrocenteschi in area novarese.
Il ritrovamento nel sottoscala del campanile dell’antico fonte battesimale, ora collocato nella chiesa di Bovagliano, dalla
quale probabilmente proveniva, realizzato all’epoca del trasferimento delle funzioni parrocchiali nella chiesa di Santa
Maria delle Grazie, vi aveva permesso di condurre una ricerca ad ampio raggio sulla storia e sulle forme del battesimo,
a partire dalle visite pastorali dei vescovi novaresi e dagli inventari di parroci di Grignasco.
Valorizzaste la Cappella di Sant’Antonio a Grignasco, in frazione Negri (Ca’ Trimpella): “Esempio integro di antico
edificio devozionale a servizio di una piccola Comunità rurale”, che tra gli affreschi riporta l’unica testimonianza del
culto della Beata Panacea nota oggi in territorio di Grignasco.
Sulla rivista del Gruppo Archeologico storico mineralogico di Arona, Antiquarium Medionovarese del 2009, un articolo
era dedicato a far luce su un pittore valsesiano del Seicento pressoché sconosciuto, il cui nome era stato rintracciato su
un affresco nel corso dei restauri di una casa privata del centro storico di Grignasco: “Jacobus Regucius pingevat
MDCLXXXX”.
Durante i lavori condotti nella chiesa del cimitero, dedicata alla Natività di Maria Santissima, eretta nell’anno 1132, tu
Paolo scopristi il sepolcro, datato 1756, del benemerito arciprete Don Carlo Silano Tartagliotti, che soddisfece la
legittima aspirazione dei grignaschesi di avere nel loro paese una grandiosa chiesa parrocchiale e di non dover servirsi
per le funzioni religiose di quella privata di Santa Maria delle Grazie.
Nel 2004 fosti segnalato al Premio BPN per una silloge di dieci racconti: Istorico inventario corredati da un Cd per
l’ascolto. Dalle ricerche specialistiche erano affiorate figure e fatti curiosi che meritavano di essere conosciuti attraverso
un canale adatto come quello della narrativa. I racconti erano poi diventati undici e l’anno scorso venisti in Biblioteca a
Varallo per parlare dell’idea di una possibile edizione, che ora sarà finalmente realizzata.
Nel 2013 nel volume: Una storia singolare in un quadro. Il S. Francesco di Ara restaurato. La Pala dell'altare di San
Francesco nella chiesa di Sant'Agata ad Ara (1628/1634), nato da un manoscritto di fine Settecento di Don Antonio
Piana, parroco di Ara, si legge: “La speranza di aver dato voce ai dimenticati aiuti a conservare la memoria non solo
da parte dei cultori di storia e di arte, ma soprattutto di quanti ritroveranno anche solo il nome di un antenato, o
l’atmosfera e i frammenti di un racconto ascoltato come una fiaba nell’infanzia”.
A marzo 2018 Pinuccio ci aveva lasciati passandoti il testimone, e Tu lo hai saputo onorare continuando gli studi, con
nuove ricerche, sviluppando le scoperte realizzate.
Nel 2022 l’attivissima Pro Loco, presieduta da Giuse Baragiotta, dedicò il 26° Armanac da Grignasc, a Pinuccio,
Giuseppe Sitzia…l’Architet, distribuito in occasione di una mostra dei disegni e delle opere allestita presso la Sala
Consiliare in Piazza Cacciami, che presentasti magistralmente.
Con Te la cultura valsesiana perde una delle sue persone migliori, che seppe far riemergere e valorizzare figure di artisti
dimenticati, come il pittore Francesco Rayneri di Rossa, del quale con Aldo Lanfranchini presentasti nel 2022, a
Varallo, Riva Valdobbia, Grignasco e Rossa, il grande dipinto conservato nelle collezioni della Galleria Sabauda di
Torino, che raffigura Amedeo VIII in abiti monastici, mentre accoglie il cardinale di Arles, Luis Aleman, Presidente
del Concilio di Basilea, che gli notifica l’elezione e lo invita ad accettare la tiara papale sorretta dal Cardinal Enea

Silvio Piccolomini, che diverrà Papa con il nome di Pio II. Una ventina di anni prima Tu e Pinuccio, prendeste visione
della grande tela che giaceva arrotolata nella cantina della signora Clementina Ferrari, vedova di Alberto Gaudino di
Grignasco, e ne informaste la competente Soprintendenza. Nel 2008 il dipinto fu acquistato dalla Galleria Sabauda che
lo fece restaurare e venne presentato nel 2011. “Francesco Rayneri” spiegasti: “Curiosamente è un pittore ottocentesco
del quale si sapeva davvero poco: la sfortuna critica è dovuta anche alla scarsa presenza di opere…Francesco Rayneri
si sposò ed ebbe due figlie che si imparentarono con i pittori De Dominici, anche questo un aspetto da approfondire”,
dicendo che avresti proseguito le ricerche in Francia, augurandoti di raccogliere altro materiale, che sarebbe confluito in
una pubblicazione.
Nel maggio 2023 nel Salone dell’Incoraggiamento di Palazzo dei Musei, era stata inaugurata la mostra organizzata dalla
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli:
“Nelle trame del territorio. Tre restauri intorno a Pier Francesco Gianoli”, per presentare al pubblico al pubblico tre
opere aventi come soggetto: Angeli adoranti il SS. Sacramento, recentemente restaurate e poste in dialogo tra loro. La
copia presente nella chiesa di San Graziano a Grignasco, “gemella” di quella della Collegiata, ma lavoro di bottega e lo
stendardo di Campertogno, offrendo l’occasione unica di apprezzarle insieme, prima del loro rientro nelle diverse sedi
di provenienza. In quell’occasione Mario Remogna, Presidente della Società d’Incoraggiamento, accolse il numeroso
pubblico sottolineando: “L’opera intelligente e assidua dei fratelli Sitzia, Paolo e Giuseppe, che da decenni si sono
occupati del pittore di Campertogno, riscoprendone il corpus iconografico”. Benedetta Brison, funzionario di zona
della Soprintendenza, aveva ricordato che: “La ricerca di Paolo Sitzia è a fondamento della mostra”. Inquadrasti le
opere esposte nel periodo storico in cui furono prodotte, accennando alla formazione del Gianoli, e ricordando che a
Oleggio esisteva un altro stendardo, simile a quello di Campertogno, che non aveva potuto essere esposto perché in
pessime condizioni di conservazione, ma sarebbe stato oggetto di studio.
Quante cose avresti ancora avuto da fare!
L’ultimo lavoro è stato l’affettuosa Introduzione al volume di Enrica e Lorenzo Borelli: “Il Faro (1944.’45) della S.
Giustino. L’Associazione Cattolica maschile di Grignasco e la figura di Dino Borelli”, pubblicato nel novembre 2024,
in cui rievocavi il tuo rapporto con l’Azione Cattolica, nato ai tempi della costruzione dell’Oratorio di San Giustino:
“Furono anni spensierati e felici”. Valorizzasti il lavoro “prezioso” degli autori, sottolineando l’unicità di un
documento che indirizza e sostiene: “L’ampliamento della ricerca sul ruolo che nel Novecento l’Azione Cattolica e il
movimento cattolico hanno avuto nella zona della Valsesia e nel vasto territorio della diocesi di Novara”.
Concludo questa lunga, amichevole passeggiata tra storia e arte, ribadendo il concetto che le vostre ricerche non erano
mai autoreferenziali, ma finalizzate alla valorizzazione e al restauro delle opere documentate, per restituirle al pristino
splendore.
Nel 1990 pubblicaste il prestigioso volume: La Chiesa di S. Maria delle Grazie a Grignasco. Contributi per il restauro,
scrivendo nella Prefazione: “Il senso di questo lavoro è l’affermazione di una volontà di recupero e di reinserimento di
questo patrimonio nel tessuto quotidiano delle nostre relazioni, della cultura, dei valori, della vita di tutti. Oggi il
restauro, la valorizzazione ed il recupero funzionale dell’intero monumento non è più un lontano miraggio”.
I vostri studi sulla Chiesa Parrocchiale dell’Assunta sono e resteranno fondamentali, resi solidi da ricerche d’archivio
lunghe, esaustive, minuziose. Il Centro Studi ne sostenne le ricerche e nel quarantennio di fondazione promosse la
pubblicazione del volume: Vittone a Grignasco. L’Assunta, una chiesa barocca tra Grignasco, Roma e Torino, che
completava gli studi pubblicati su Novarien nel 1982 e sui numeri 53 e 54 del Bollettino d’Arte del Ministero dei Beni
Culturali e Ambientali pubblicato nel 1989 e diventato introvabile. L’Associazione Punto Arte Onlus, che contribuisti a
fondare per dare continuità al lavoro di ricerca di studiosi che si sono occupati del patrimonio artistico e monumentale
di Grignasco, e in particolare della Chiesa Parrocchiale, creò una piccola, preziosa collana dedicata alla chiesa
dell’Assunta, nata per valorizzare il grande patrimonio storico-artistico di un capolavoro assoluto dell’architetto
Bernardo Antonio Vittone, che era stato inserito nel 2004 nei percorsi: “Rivelazioni barocche”, protagonista dello
storico incontro: “I percorsi vittoniani” conservazione e valorizzazione del Paesaggio Culturale Piemontese, tenutosi a
Grignasco nel 2005, Anno Vittoniano, cui partecipò il celebre architetto Paolo Portoghesi. L’Associazione promosse in
seguito lo storico restauro della pala di Giuseppe Mazzola, studiata nel vostro volume del 2011.
In molti ricordano la serata dell’agosto 2017, in occasione dei festeggiamenti dell’Assunta, dedicata all’“Architettura in
luce” per illustrare l’architettura di Vittone attraverso la luce. Il celebre architetto piemontese vissuto nel Settecento
cercò nel corso della sua esistenza soluzioni e decorazioni dedicate al controllo dei flussi luminosi. Proprio con i fasci di
luce vennero separati gli elementi vittoniani dalle aggiunte successive e tu Paolo, in quell’occasione, avevi sottolineato
come una chiesa completamente bianca certo disorientasse i grignaschesi abituati alla penombra della cosiddetta
“chiesa vecchia”.
Ci hai salutati in mezzo a quella gran luce, inaspettata, sfolgorante, che si è aperta in una incerta giornata di marzo.
Piera Mazzone

 

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