CANNOBIO- 16-03-2025-- Eravamo saliti al Monte Giove varie volte, l’ultima nel 2015. Nel 2016 l’avevamo solo sfiorato scendendo dal Monte Faierone. E’ uno splendido punto panoramico, che meriterebbe una maggiore frequentazione, ma da Domodossola, grazie ad ANAS, è un viaggio allucinante negli orari di chi va al lavoro e di chi si gode la pensione in montagna. Per fortuna abbiamo riscoperto la strada della Val Cannobina!
GITA N. 177 O 24 – MONTE GIOVE DI CANNOBIO
MARZO 2025
Dislivello: 850 m. Tempo totale: 4 h. Sviluppo: 10 km.
Bellissima giornata e temperatura mite. I più prudenti calzano scarponi invernali perché già nel 2015 il caldo versante orientale del Monte Giove, in veste quasi estiva, ci aveva ingannati ed eravamo saliti dal versante opposto pestando un metro di neve marcia senza le ciaspole, rimaste astutamente nelle auto a Sant’Agata.
Oggi la squadra di dieci Murmäta è composta da quattro badanti, un medico di turno, alla sua seconda partecipazione, e cinque anziani. A loro si aggiungono, nell’occasione di un’escursione in zona Lago, due amici di Verbania, lei badante e lui, come noi, “badato”. Due badanti vigezzine scendono, saggiamente, dalla Val Cannobina. Gli altri ossolani affrontano la V(vergognosa)S 33 e, dopo essersi trovati a Trobaso con i verbanesi, l’altrettanto vergognosa SS34 del Lago Maggiore fino al ritrovo di Cannobio.
Se consideriamo anche l’autostrada da Arona a Gravellona, con le gallerie in perenne manutenzione da quando fu costruita oltre trent’anni fa, direi che gli abitanti del VCO sono isolati dalla madre patria. E non è che con i treni, una volta comodi e rapidi, le cose adesso vadano meglio. Anzi … Sto divagando troppo.
Tutti insieme percorriamo i quattro chilometri fino all’ampio parcheggio all’ingresso di Sant’Agata, 450, dove dieci anni fa c’erano dei bagni pubblici comodi e puliti che ci avevano illusi di essere in Svizzera, che in effetti dista pochissimo. Adesso, ahimè, sono chiusi. Dal paese parte il sentiero S06 che fa parte dell’AVG (Alta Via del Gridone). Lo seguiamo fino alla chiesetta di San Luca, 687, e, più oltre, fino al primo bivio. A destra si sale a Marcalone, da dove passeremo al ritorno. Noi teniamo la sinistra, sul sentiero S08a, e, con leggere pendenze, c’inoltriamo in Val Cannobina fino alle baite di Biessen, 864, litigando con rovi e ginestre.
Camminiamo da poco più di un’ora e un quarto. Breve pausa e lasciamo il sentiero che ci porterebbe a Cavaglio per cominciare a salire più seriamente alla nostra destra (nord) sul sentiero S08, che termina in vetta al Monte Giove. Adesso siamo sul suo versante occidentale e, come previsto, a quota 1000 circa incontriamo un po’ di neve, ma non si tratta della quantità siberiana inattesa nel 2015. Anche con scarponi leggeri non ci sono problemi e non servirebbero neppure le ciaspole, lasciate a casa. Sbagliando s’impara.
Sfioriamo l’Alpe Rombiago, 1167, dove invertiamo la rotta verso sud est. Qui si trova la Baita Zabò, che costituisce un ottimo punto d'appoggio e chi l'ha sistemata, in memoria di un amico, merita grande rispetto e tanta ammirazione. Non ci fermiamo qui, dove ci si potrebbe anche riparare in caso di maltempo, perché la giornata bellissima e la temperatura primaverile invitano a pranzare sullo splendido ripiano della vetta, 1301, che raggiungiamo in ordine sparso dopo un’ora da Biessen.
Pranziamo con tutta calma, godendoci il superbo panorama a trecentosessanta gradi. Per la discesa optiamo per il sentiero “Vertical”sul versante del Lago, a tutti sconosciuto e non indicato sulla cartina, che parte proprio dalla croce di vetta e dal quale abbiamo visto salire due giovani tedeschi. Uno di loro, leggermente stravolto, si limita a dire che è molto “steil” (ripido). In effetti lo è, ma per dei vecchi divoratori di sentieri, meglio se in discesa (schiena e ginocchia permettendo), non ci sono problemi. In breve ci ricongiungiamo, a quota 1200, con la strada che sale verso Rombiago e oltre.
Con questo tratto “diretto” risparmiamo molto tempo rispetto al percorso delle precedenti discese dal Monte Giove, che prevedeva ritorno a Rombiago e sentiero S06. Su strada e sentiero arriviamo a Marcalone, 860, e chiudiamo l’anello al bivio per Biessen. Passiamo dalla chiesetta di San Luca e torniamo a Sant’Agata e alle auto. Quasi un’ora e tre quarti dalla vetta. Tutti gli Ossolani rientrano adesso passando dalla Val Cannobina, molto più rapidamente che al mattino.
Gianpaolo Fabbri