ARBORIO- 04-08-2025-- Ad Arborio, nel cuore della pianura vercellese, la quiete della campagna è stata scossa da una mobilitazione che unisce attivisti, cittadini e associazioni animaliste di rilevanza nazionale. Nei giorni scorsi, un gruppo di organizzazioni antispeciste ha inviato una formale diffida alla ditta e alle istituzioni coinvolte negli iter autorizzativi per la costruzione di un maxi allevamento da 274mila galline ovaiole. Nel mirino, oltre all’impresa, anche Regione Piemonte, Provincia di Vercelli e Comune di Arborio.
La diffida – redatta dallo studio legale Dini e Saltalamacchia – porta la firma di esponenti Lav, Rete dei santuari di animali liberi e Vita da cani, Animal Equality, Lndc-Animal Protection), di giornalisti, attivisti e poetesse. Alle spese legali hanno contribuito il comitato Riso – Rete indipendente solidarietà e opposizione – e alcune cittadine del Vercellese.
Secondo i firmatari, le procedure autorizzative non avrebbero considerato “i reali pericoli ambientali, climatici e di salute pubblica” e la popolazione locale non sarebbe stata adeguatamente informata: nessun incontro pubblico, nessun dibattito preventivo, solo la pubblicazione degli atti sui siti istituzionali.
La contestazione non nasce oggi. La mobilitazione ha preso forma il 23 maggio, con presidi informativi e manifestazioni di protesta a cui hanno partecipato persone provenienti da tutta Italia. Si sono succedute azioni di disturbo, incontri pubblici e la nascita del comitato cittadino Riso. Intanto, la petizione online ha superato quota 55mila firme.
Il fronte del “no” al maxi allevamento ha raccolto il sostegno di diverse forze politiche: Eleonora Evi (PD) ha presentato due interrogazioni parlamentari, ricevendo anche l’appoggio del PD vercellese; Verdi e Sinistra hanno depositato un’interrogazione in Regione, seguiti dal Movimento 5 Stelle. In campo anche ISDE – Associazione medici per l’ambiente – e il gruppo locale di Greenpeace.
Le associazioni promotrici definiscono il progetto un “paradigma di sfruttamento animale e ambientale obsoleto”, respinto oggi da ampie fasce dell’opinione pubblica. La battaglia, assicurano, non si fermerà.
Le circostanze e gli aspetti tecnici legati al progetto sono ora al vaglio delle autorità competenti, che dovranno verificare la correttezza dell’iter e accertare eventuali responsabilità.