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cgil bandiera

 

LARIZZATE 04-12-2019 "Licenziati perché lavoratori

 

 

in appalto e per la debolezza che contraddistingue il sistema degli appalti nel nostro Paese. Questa è la vera ragione del licenziamento dei 26 dipendenti del magazzino Maxdì di Larizzate". Lo sostiene la Cgil Vercelli Valsesia. "E' uno dei tanti casi che ormai da anni si riscontrano a seguito dell’inesorabile processo di precarizzazione del lavoro cominciata negli Anni ‘90 con le prime riforme del lavoro, passando dal Jobs Act di renziana memoria, sino al recente ‘Decreto dignità’ del Governo giallo-verde. Provvedimenti che hanno reso sempre più insicuro e instabile il posto di lavoro per tutti i lavoratori, in particolare per giovani e immigrati". E’ quanto intende precisare la Cgil Vercelli Valsesia rispetto alla posizione espressa giorni fa, a mezzo stampa, dalla Fisascat CISL di Vercelli riguardo il licenziamento dei 26 lavoratori per ragioni discriminatorie. Ma veniamo ai fatti.

Le mancate conferme di 26 contratti a termine alla Maxdì di Larizzate hanno coinvolto una forza lavoro occupata in appalto che, al momento dell’accaduto, era di 205 unità, composta per ampia maggioranza da lavoratori stranieri, con forte presenza di manodopera Senegalese, poi Pakistana, Dominicana, Indiana e di altri Paesi.

Diciassette lavoratori stranieri insieme a nove italiani non hanno avuto la proroga del contratto. Un taglio di personale che impone alla pratica sindacale determinazione, serietà e rispetto per tutti i lavoratori coinvolti, di qualsiasi nazionalità, e che non hanno bisogno di strumentalizzazioni. Non sono gli slogan a difendere i lavoratori, ma i fatti che dimostrano come la CGIL sia sempre stata al fianco dei lavoratori, dentro e fuori dall’azienda, siano essi senegalesi, pakistani, indiani, italiani o altri in nome dell’internazionalismo che la contraddistingue.

Grazie all'operato della Filcams CGIL, nel medesimo contesto lavorativo, sono stati confermati o prorogati 37 contratti a termine in scadenza, con netta prevalenza di maestranze non italiane e la stessa Filcams si è sempre schierata in difesa incondizionata dei lavoratori licenziati per ragioni discriminatorie, e continuerà a farlo.

 

 

 

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